Quando ritorni al luogo dove eri umano, ecco li è la tua
casa (Ko Un)
La psicoterapia è un ritorno a casa.
Nella nostra casa ci possiamo sentire sicuri, accolti, guardati. In casa stiamo
con la nostra umanità,
possiamo permetterci di prenderci cura del bambino che esiste in noi.
Nella nostra casa diventiamo sempre più consapevoli che, per dirla con Judith
Butler, tutte le vite hanno lo
stesso valore e che ogni vita conta. In questo cammino di consapevolezza
proviamo a dare spazio e contrastare la voracità della nostra esistenza
alimentata ogni giorno dal colonialismo psicologico,
antropologico e culturale che il capitalismo ci fa respirare come fosse una
cosa normale.
Abitando la nostra umanità ci rendiamo conto che il motto di Tatcheriana
memoria “there is no
alternative”, è una grande truffa, un trucco che il potere continua a giocare
fuori e dentro le nostre vite.
Nella nostra umanità sono davvero pochi gli “ormai” che ci possiamo dire.
Suggerisco tre vie che possono aiutare a riportarci a casa: immaginare,
desiderare, definirsi.
Immaginare: L’uomo deve tornare a raccontarsi anche per immagini, leggende,
miti. Immaginare vuole dire
vedersi in modo nuovo, diverso dal consueto, in maniera più completa e
complessa. Immaginarsi vuole dire
trascendere i limiti che la razionalità impone. Immaginarsi è già un
raccontarsi e quindi una dimensione
relazionale. Immaginarsi è costruire ponti.
Jung affermava “Siamo stati talmente assorbiti dal nostro interesse per quel
che pensiamo da dimenticare
completamente ciò che la psiche inconscia pensa di noi”. Quello che la psiche
pensa di noi viene fuori
soprattutto nei sogni. Immaginare apre alla consapevolezza di sé, alla scoperta
della ricchezza del proprio
mondo interiore.
Desiderare: Ciò che contraddistingue la nostra natura è quella di non avere una
natura predefinita.
Non esiste un Senso della vita, esiste il senso che io do oggi a questo giorno,
esiste il mio volere
esistere in un determinato modo. La nostra natura è indeterminata e si
determina con il Desiderio.
Che cosa desidero? Che cosa voglio essere? Come voglio stare al mondo?
I grandi maestri della spiritualità affermano:
Buddha: qualunque cosa un monaco frequentemente pensi e consideri, quella
diventerà
l’inclinazione della sua mente.
Gesù: La dov’è il tuo tesoro sarà anche il tuo cuore.
Marco Aurelio: Ognuno vale tanto quanto le cose a cui si interessa.
Plotino: Ogni anima è, e diventa ciò che guarda.
Spinoza: Il desiderio è l’essenza dell’uomo.
Il desiderio, insomma, ci motiva e ci dirige. Abbiamo forse bisogno di uno
scopo interiore perché
quelli esteriori sono esauriti o sono preconfezionati. Dobbiamo quindi lavorare
sul sé interiore, e
credere nella profondità dell’animo umano. Etty Hillesum scriveva: “Tutto
avviene secondo un
ritmo più profondo che si dovrebbe imparare ad ascoltare. È la cosa più
importante che si può
imparare in questa vita”. Non ascoltare il ritmo più profondo e scordarci di
desiderare quello che
ascoltiamo è il più grande tradimento verso noi stessi.
Definirsi: L’uomo deve avere la consapevolezza di esistere in un determinato
modo. Deve
conoscere il suo modo particolare di esserci nel mondo. Sapere che si è proprio
quell’uomo, con
tutta la complessità che ciò comporta. Definirsi significa perciò essere
consapevoli della particolare
forma di esistenza che porto nel mondo. Non siamo tutti uguali; al contrario
siamo tutti diversi ed
è proprio questa ricchezza che genera la curiosità dell’alterità che è il vero
motore delle relazioni.
Definirsi vuole dire opporsi ad ogni forma di massificazione ed omologazione, costruire
giorno
dopo giorno la propria identità e non il proprio profilo, ricercare e incarnare
la propria autenticità.
Buon cammino!
Filippo Mondini