Il salotto di Oikos

un angolo di letture

“Qualcosa.. sull’Amore”

(ottobre 2024)

“Questo sentimento popolare, nasce da meccaniche divine” ci canta Battiato in una delle sue canzoni-poesie.

 Perché non osare parlare di Amore? Oggi la cultura giovanile guarda con cinismo all’amore e gli adulti hanno perso le parole per descriverlo. Siamo forse vittime dell’idea di amore romantico che ha condizionato una visione dell’amore che ci ha profondamente deluso e che non collima più con le aspettative attuali?

Prendo spunto dal libro di bell hooks “Tutto sull’Amore” con l’intento di focalizzare alcune delle riflessioni che ha suscitato in me. bell hooks è uno pseudonimo scelto dalla scrittrice afroamericana pioniera e icona del pensiero femminista.

“All you need is love” cantavano i Beatles e con loro un’intera generazione negli anni 70. Questo slogan, che ha animato le proteste studentesche e accendeva la forza trasformatrice di orde di giovani, oggi lo si sente molto raramente, e ha perso quasi del tutto il suo effetto attivatore.

 Forse, oggi, l’amore non è più considerato una forza di TRASFORMAZIONE, né personale, né sociale.

Intorno alla parola amore c’è un vuoto semantico che rischia di diventare sostanziale. Per ridare parole e soggettività all’Amore, e chiedergli se può ancora avere un potere trasformativo per sé, per gli altri e per il mondo, l’autrice propone di mettere l’accento non sul sostantivo amore, ma sul verbo AMARE.

Amare, è dunque una azione, che implica una scelta. L’autrice fa eco a Eric Fromm che nel 1978 definisce l’amore come “la volontà di estendere il proprio sé al fine di favorire la crescita spirituale propria o di un’altra persona”, l’amore, continua l’autrice, sta nei gesti e nei comportamenti attraverso cui si esprime. Amare quindi non significa soffrire. Amare non significa avere paura. Amare è prendersi cura di sé, farsi del bene e farlo a chi ci sta accanto.

Amare è anche:

-         Scegliere di essere onesti. Raramente i genitori insegnano i loro figli a mentire, e chi pratica l’amore non inganna;

-         Mettersi in contatto con il vuoto d’amore che c’è in noi e lasciare che dia voce a tutto il suo dolore, la sofferenza a volte può essere una soglia che è necessario varcare per conoscere la grazia dell’amore;

-         Comunicare/Ascoltare/Fare silenzio: il filosofo Paul Tillich afferma che in amore la prima responsabilità è ascoltare “non possiamo imparare a comunicare in maniera profonda se non impariamo ad ascoltarci l’un l’altro, ma anche ascoltare NOI STESSI” e tutto il mondo invisibile che ci abita.

-         Impegnarsi a mettere i propri bisogni sullo stesso piano di quelli della persona amata.

Quando esplode il conflitto mentre percorriamo il sentiero dell’amore ci demoralizziamo perché spesso non ci sono soluzioni facili e si tende a fuggire ancor prima di sentirne la grazia. Basterebbe essere disposti a modificare o rinunciare a qualcosa di sé per giovare di miglioramenti immediati.

Praticare l’amore però richiede tempo e noi non ne abbiamo mai abbastanza.

Credo che ognuno di noi, se si prendesse il tempo di fermarsi potrebbe scrivere una biografia personale sull’amore solo a partire dalle canzoni che hanno costruito il proprio modo di amare e scoprirebbe forse che quel potere trasformativo che ha la forza di rivoluzionare il mondo è solo sopito sotto un cumulo di cenere, affaticato e appesantito.

“ La nostra lotta è anche una lotta della memoria contro l’oblio” ci dice bell hooks in un altro suo libro.

Allora accettiamo la sfida, riprendiamo le nostre parole d’amore, riascoltiamo le “nostre” canzoni, condividiamocele, attualizziamole, facciamole respirare, facciamole ascoltare ai nostri cari, ai nostri figli e proviamo a ri-attivare il potere trasformativo dell’Amore.

Oppure siamo tra quelli che lasciano che sia l’algoritmo di spotify a scegliere per noi?


Barbara Mattioli